Nell’osservare 2 Carte da gioco, cioè i 2 moduli che costituiscono l’elemento costruttivo del castello, ci si accorge che la loro proiezione su un piano verticale produce per sintesi un Triangolo, figura geometrica fine a sè stessa…
Arriviamo ad una nuova ipotesi costruttiva: con un insieme di triangoli che si sviluppano uno sull’altro e che vengono inseriti in una griglia geometrica che divide in parti uguali il supporto utilizzato Parentela realizza nuove composizioni che ricordano il vecchio Castello che non più a 3 dimensioni, diventa ora la sua sintesi bidimensionale, priva di profondità.
Ma la rigidità dell’impianto progettuale rende statica e ingessata la composizione mentre ”nell’opera di Mario è l’aspetto decostruttivo che interessa in base ad un procedimento che tende a scardinare i codici semantici di un sistema teso verso la ripetizione” (Alberto Fiz).
La linea del triangolo diventa sempre meno esatta, comincia a sfaldarsi e infine si arriva a cancellare il triangolo stesso, sovrapponendogli con il pennello un movimento circolare, una spirale pittorica, unico gesto che anima la tela: ancora una volta Parentela rompe la struttura.