Superato il periodo materico-informale che lo vede vincitore del primo premio alla 3°mostra d’arte nazionale organizzata dal “Giornale d’Italia”, Palazzo delle Esposizioni, Roma nel 1962, si trasferisce a Venezia tra nel il 1966 dove si lega d’amicizia con il critico d’arte toni Toniato. Il contatto con quella cultura POP che, proprio in laguna alla Biennale del 1964, otteneva la sua definitiva consacrazione fa emergere un interesse immediato nei confronti della POP ART anche se come scriverà Capasso ”del tutto privo di quel senso di assoggettamento così ricorrente nei pittori italiani dell’epoca” .
Per trovare una propria esperienza personale rivolge il suo interesse al recupero di un patrimonio iconografico popolare dal forte carico simbolico: le Carte da gioco che trasforma in un nuovo linguaggio di icone pop con una doppia operazione tecnica e concettuale: l’ ingigantimento della carta da gioco e poi la sostituzione del personaggio che raffigura.
Ogni gioco di potere è un artifizio, e quindi una sopraffazione, la quale ricambia soltanto i propri simboli: i veri surrogati della fascinazione di massa.
Nel suo lavoro d’artista si legge una sperimentazione che guarda al fatto sociale e al fatto artistico come parimenti evolutivo, come un movimento sincronico che porta a contatto stringente due realtà che tendono a distinguersi per natura: l’arte e la vita.